Il Biologico corre veloce in Veneto: si attende un marchio tutto italiano!

L’introduzione di un marchio per il biologico italiano permetterebbe di riconoscere i prodotti biologici ottenuti interamente da materie prime italiane e questo sarebbe un  passo importante per contrastare il proliferare delle imitazioni e delle truffe ai danni della qualità dei prodotti agroalimentari italiani. Inoltre il riconoscimento dei biodistretti darebbe la possibilità agli agricoltori biologici di aggregarsi per valorizzare e promuovere le produzioni di qualità. Queste sono le novità che, da anni, aspettano circa 4.000 operatori (produttori, trasformatori, importatori) del bio in Veneto, che caldeggiano la recente approvazione del Decreto Legge sul biologico al Senato e ora chiedono che il Testo approdi rapidamente alla Camera per la definitiva approvazione.

E’ aumentata la superficie coltivata a biologico in Veneto: in tre anni è praticamente raddoppiata passando da 27.979 ettari nel 2017 agli attuali 48.338. 

Lo rivela Coldiretti che a Roma ha presentato il rapporto di Ismea “Bio in cifre 2020” redatto in collaborazione con il SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’agricoltura biologica) che registra i principali numeri del settore in Italia: mercato, superfici, produzioni del biologico italiano con le tendenze e gli andamenti storici. La provincia più vocata al biologico è Verona seguita da Rovigo, Padova e Belluno. Di grande rilevanza la crescita dei vigneti biologici con quasi 8.000 ettari, ben rappresentati anche gli ortaggi ed i cereali. Quasi 5.000 ettari (poco meno del 10%) sono invece dedicati all’ortofrutta. Molto importante anche la zootecnia, che ha il grande vantaggio di restituire fertilità al terreno. 

Dati confermati da Lorenzo Fidora, che è il presidente della sezione biologica di Confagricoltura Veneto specializzato nella produzione di vini bio pregiati. “Il lockdown ha consolidato la tendenza a comprare prodotti bio di qualità, grazie anche alla spinta della grande distribuzione che ha aumentato le vendite di settore dell’11%. Un riconoscimento al nostro lavoro e al nostro impegno per un metodo di coltivazione rispettoso dell’ambiente. Ora bisogna spingere per l’approvazione definitiva di questa legge, che andrà a premiare le produzioni tipiche italiane. Abbiamo una ricchezza di piante autoctone e animali che sono specificatamente nostre e il marchio bio italiano andrà a valorizzarle, rendendo riconoscibili i prodotti biologici ottenuti esclusivamente da materia prima nazionale. Il riconoscimento dei biodistretti darà invece la possibilità ai produttori delle diverse aree geografiche di costruire delle filiere biologiche promuovendo i prodotti locali, dal vino agli ortaggi, dalla frutta ai cereali”.

Fidora contesta l’appello sottoscritto da oltre venti scienziati italiani affinché il Parlamento non finanzi l’agricoltura biodinamica, definita in una lettera “una pratica esoterica opposta e inconciliabile con alcun dato scientifico”. Secondo il presidente si tratta di “strumentalizzazioni per bloccare una legge sul biologico da parte di chi non concepisce che ci possano essere diversi sistemi di coltivazione, più compatibili con l’ambiente. Il biodinamico, in particolare, è una visione olistica dell’azienda agricola, che viene vista nel suo insieme e non solo per nutrire l’uomo, ma anche per nutrire la terra. Tenere conto della posizione degli astri e delle fasi lunari non è stregoneria, ma un recupero della tradizione popolare nostra, contadina, risultato di secoli di studi e osservazioni. Si tratta il biologico come nemico, quando nemico non è, per impedirgli di crescere. Ma è il consumatore a scegliere e premiare prodotti salutari e che rispettano l’ambiente”.

Sul piano produttivo l’Italia è nel 2019 il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80.643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%). L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) a livello nazionale, e questo posiziona l’Italia di gran lunga al di sopra della media UE, che nel 2018 si attestava all’8%, e a quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%).

Da questi dati si deduce che il Biologico in Italia gode di ottima salute e la tendenza, per i prossimi anni, è di una continua crescita.