Perché coltivare l’orto biodinamico?

L’agricoltura biodinamica è ormai sinonimo di rispetto per la natura e per la biodiversità, di fertilità dei suoli e di elevata qualità del cibo. E’ una pratica agricola ideata e conosciuta ancor prima dell’agricoltura biologica, che ne rafforza l’identità e tuttavia ne rimarca alcune differenze sul piano dei protocolli di azione e della visione filosofica complessiva. Secondo i dati dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica, l’Italia è il secondo paese al mondo per estensione delle colture, con 4500 aziende agricole attive e 13 mila ettari certificati Demeter.

A quasi cent’anni dalle prime lezioni del padre dell’agricoltura biodinamica Rudolf Steiner, la biodinamica continua a rivelarsi una pratica agronomica d’avanguardia, che garantisce una maggiore fertilità dei suoli e ci regala prodotti ricchi di sostanze nutritive. Soprattutto, oggi, riveste un ruolo di fondamentale importanza, dal momento che i suoli, a causa dell’agricoltura intensiva, risultano depauperati della sostanza organica e dell’humus ed hanno perso gran parte della loro fertilità.

Coltivare l’orto genera molteplici benefici, consente di interagire con la natura, sperimentando il piacere di mettere le mani nella terra e di veder crescere le piante, permette di ottenere frutti più sani e di elevato valore nutrizionale, senza dimenticare la convenienza economica. Si impara, così, a produrre cose buone senza inquinare e ricorrere a pesticidi e fertilizzanti chimici, contribuendo a tutelare l’ambiente e la biodiversità.

Già agli inizi del ‘900 si cominciavano ad evidenziare le prime problematiche relative alla qualità degli alimenti. La frutta e la verdura non erano più buone come quelle di una volta, così le sementi non avevano più la vitalità di quelle di un tempo. Una pianta cresce nel terreno tra la madre terra ed il padre cielo e la biodinamica prende in considerazione le profonde correlazioni esistenti tra suolo, piante, animali e cosmo, con l’uomo al centro. Nell’orto biodinamico si coltiva “con” la natura, interagendo con essa e non “contro”. Ed è un tipo di orto che si può realizzare anche in piccoli spazi, l’importante è conoscere i concetti di base, che sono quelli che Rudolf Steiner illustrò nelle sue conferenze.

Nella pratica dell’osservazione del mondo vegetale, in biodinamica si è soliti fare riferimento alla teoria dei quattro elementi del filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.), secondo cui ogni sostanza esistente nel microcosmo e macrocosmo sarebbe costituita da una composizione di quattro elementi naturali: fuoco, aria, acqua e terra. Per la biodinamica si associa l’elemento terra alla radice e al tronco, l’acqua alla foglia e al fusto verde, l’aria al fiore e il fuoco ai frutti e ai semi.

Nella pianta, così come in natura, questi quattro elementi agiscono simultaneamente e in sinergia e ci permettono di avere una conoscenza più approfondita dell’essere «pianta» in interazione con il tutto.

Gli agricoltori biodinamici si avvalgono del calendario biodinamico, che indica le fasi lunari e planetarie, utili per individuare i momenti più indicati per la semina, per le potature, per la raccolta e per l’esecuzione di tutte le altre operazioni colturali.

Per aumentare la vitalità e la fertilità del terreno, l’agricoltore biodinamico si avvale di specifici trattamenti naturali ovvero i preparati biodinamici. Come il cornoletame o “preparato 500”, che consiste nel riempire un corno di mucca con letame fresco da interrare all’inizio dell’autunno e dissotterrare ad inizio primavera. In questo modo il composto fermenterà e si trasformerà in humus, avrà perso il cattivo odore del letame e avrà assunto un profumo di sottobosco. A questo punto, il cornoletame si può utilizzare per fare in modo che la resa produttiva del terreno aumenti. Basta dinamizzarlo, ossia miscelarlo e diluirlo con l’acqua e distribuirlo sul terreno, spruzzandolo.

Grazie all’incremento della concentrazione di humus che si ha con il cornoletame, viene potenziata l’attività microbica del terreno e così vengono migliorate la sua struttura e il suo pH. In questo modo il suolo avrà una maggiore capacità di trattenere l’acqua e offrirà le migliori condizioni per lo sviluppo delle piante e delle loro radici.

Mentre il cornosilice o “preparato 501” è realizzato riempiendo il corno con una polvere di quarzo o cristallo di rocca finemente tritato e miscelato con acqua di fonte fino a farlo divenire una pappetta ed inserito successivamente in un corno di mucca. Viene interrato a inizio primavera ed estratto a fine ottobre – inizio novembre.

Quando si dissotterra e si svuota il corno, il preparato 501 si presenta come una polvere bianca finissima. Quando serve è mescolata all’acqua a temperatura ambiente e dopo averla dinamizzata, si distribuisce nebulizzandola finemente sulle piante.

I fertilizzanti di sintesi sono costituiti principalmente da sali di azoto, fosforo e potassio e stimolano l’assorbimento idrico della pianta che si accumula nei tessuti vegetali, quindi le verdure e la frutta che vediamo sugli scaffali hanno scarso valore nutrizionale. Invece i prodotti biodinamici hanno molta più sostanza secca e sono più nutrienti, senza considerare ovviamente la totale assenza di sostanze chimiche di sintesi.