Anche i fili d’erba sono avvelenati!

L’Istituto Ramazzini di Bologna ha dimostrato, in un recente studio, che l’erba che cresce nei cortili delle scuole e nei parchi giochi per bambini è contaminata da un mix di pesticidi. Lo studio condotto dall’Istituto Ramazzini in collaborazione con il servizio sanitario altoatesino e Pan Europe, ha analizzato 96 campioni di erba raccolti in tutte le stagioni dell’anno in 24 siti (19 parchi giochi pubblici, 4 cortili scolastici e un mercato situato all’interno di paesaggi agricoli a coltivazione intensiva) distribuiti in varie zone della provincia di Bolzano in Alto Adige.

Nonostante nei giardini scolastici e nei parchi giochi sia vietato l’utilizzo dei fitofarmaci, nei campioni di erba analizzati è stata rilevata la presenza fino a 32 diversi residui di pesticidi. Lo studio che ha evidenziato la contaminazione da pesticidi nell’erba condotto dall’Istituto Ramazzini si intitola Year-round pesticide contamination of public sites near intensively managed agricultural areas in South Tyrol, ed è stato condotto da Caroline Linhart, Simona Panzacchi, Fiorella Belpoggi, Peter Clausing, Johann G. Zaller & Koen Hertoge ed è stato pubblicato su Environmental Sciences Europe.

I campioni sono stati analizzati utilizzando la gascromatografia e la spettrometria di massa.

Si è evidenziato che, in ogni periodo dell’anno, quasi tutti i siti analizzati (96%) sono risultati contaminati almeno da un pesticida, nel 79% dei siti sono stati ritrovati residui di più pesticidi, quali clorpirifos metile, oxadiazon, captan, fluazinam. 

Effettivamente, come si evince dal grafico sottostante, la maggior parte dei residui si registrava in primavera ma anche nelle altre stagioni il problema era serio: 25 residui sono stati individuati nell’83% dei siti in primavera, 9 nel 79% dei siti in estate, 3 nel 50% dei siti in autunno e 4 nel 17% dei siti in inverno. 

È importante sottolineare che, nella maggior parte dei casi, sono tutti fitofarmaci che esplicano nell’uomo l’azione di interferenti endocrini anche a dosi molto basse.  Gli interferenti endocrini sono sostanze in grado di alterare la funzionalità del sistema ormonale provocando malattie come obesità e diabete. Queste sostanze possono non solo esplicare effetti negativi sul sistema endocrino dell’individuo esposto, ma, agire sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico ovvero una trasmissione transgenerazionale dei danni.

La maggiore preoccupazione per la salute dei bambini è rappresentata dal clorpirifos, un insetticida organofosfato, perché in diversi studi si è visto che l’esposizione prenatale al clorpirifos è associata a deficit neurocomportamentali nell'uomo e nei modelli animali. Quindi il clorpirifos è una sostanza neurotossica che può influenzare negativamente lo sviluppo neuro-cognitivo dei bambini.

La contaminazione riguarda l’erba che cresce nei cortili delle scuole e nei parchi giochi, anche se i bambini, ovviamente, non dovrebbero mangiarla, sappiamo bene che i piccoli amano esplorare, toccando e mettendo tutto in bocca. Dunque non è poi così remota la possibilità di esposizione ai fitofarmaci presenti nell’erba e deve essere presa seriamente in considerazione dalle autorità competenti.
Per avere un termine di confronto, anche se ovviamente l’erba non dovrebbe essere mangiata, il livello di contaminazione è stato confrontato con i Limiti massimi di residui ammessi negli alimenti. Sono stati considerati i parametri per la lattuga, gli spinaci e le fragole e in base a questo confronto si è visto che le concentrazioni di clorpirifos erano oltre 71 volte il limite per gli alimenti, quelle di fluazinam fino a 24 volte, per la dodina e il captano – tutti fungicidi – rispettivamente fino a 23 e 15 volte.
  
Ma perché accade tutto questo? Il problema nasce dalle irrorazioni massicce e continuate di pesticidi nei vigneti e frutteti coltivati seguendo i dettami dell’agricoltura convenzionale. Si cerca di tenere lontani insetti e parassiti inquinando, irrimediabilmente, l’atmosfera, i suoli e le falde acquifere e compromettendo la biodiversità e la salute nostra, dei nostri figli e delle generazioni future. 

Ricordiamo, tra l’altro, che proprio le mele, la cui produzione intensiva è particolarmente concentrata in Sud Tirolo, sono tra i frutti più ricchi di pesticidi. Infatti l’Alto Adige con le coltivazioni intensive di vigneti e meleti è una delle aree europee più esposte ai trattamenti basati sull’impiego massiccio di pesticidi.